I diritti dello straniero alla luce delle recenti evoluzioni legislative






Il giorno 11 novembre si è tenuto un duplice incontro con l’associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI): prima in Università (alle ore 18,00 in aula magna) e poi, alle 21,00, e al circolo Arci Radio Aut, per discutere de “I diritti dello straniero alla luce delle recenti evoluzioni legislative“. Erano presenti, come relatori, Andrea Gratteri, vice-direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pavia, Alberto Guariso, avvocato del Foro di Milano e membro dell’ASGI e Roberta Valmachino, avvocato del Foro di Pavia.

 

Nella prima parte della conferenza si è discusso dei numeri dell’immigrazione con particolare attenzioni agli anni recenti. Si è rilevato infatti che la percezione che la popolazione italiana ha dell’immigrazione in termini numerici è significativamente distorta rispetto al reale numero di migranti rilevati dalle analisi statistiche. Infatti, su temi come ripartizione di migranti tra paesi UE, bimbi nati in Italia da genitori stranieri e permessi di soggiorno, la percezione della popolazione italiana può essere fino a quattro volte maggiore delle cifre reali.

 

Sulla figura giuridica del migrante, si sono delineate le figure del migrante volontario per ragioni economiche, di impoverimento o per i cambiamenti climatici, e del migrante involontario (richiedente protezione intenazionale o umanitaria) che fugge da crisi politiche, persecuzioni o catastrofi.

 

In seguito si sono delineate le tipologie di protezione che un migrante può ottenere dalla giustizia italiana, in particolare lo status di rifugiato, molto difficile da ottenere in quanto il migrante deve dimostrare di aver subito atti persecutori, lesioni gravi, provvedimenti legislativi e più in generale violazione dei diritti umani.

 

Nella seconda parte si sono toccate tematiche inerenti alla situazione dei campi profughi nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Si è rilevato come l’immigrazione ha portato alla nascita di veri e propri campi di concentramento dove i diritti umani vengono ripetutamente violati. Un esempio lampante sono i campi profughi in Libia, dove i migranti vengono tenuti prigionieri e subiscono violenze dai loro aguzzini. Tutta questa situazione avviene con la complicità dei paesi europei che non solo non denunciano quanto accade, ma anzi stringono accordi con la Libia per impedire ai migranti di raggiungere le sponde europee. Ad inaugurare questa politica in Italia è stato l’ex ministro Minniti che tuttora, nonostante gli orrori libici siano stati messi al corrente dell’opinione pubblica, non dimostra pentimento per quanto fatto.

 

Si è portato l’esempio dei campi in niger, più “umani” rispetto ai campi libici in quanto non si registrano gravi episodi di violenza anche grazie al monitoraggio delle organizzazioni internazionali come l’UNHCR che spesso si occupano di aiutare le persone a spostarsi in Europa con mezzi sicuri. Si sottolinea però che la scelta delle persone da aiutare ad emigrare, è completamente arbitraria e quindi spesso si tende a favorire alcuni categorie rispetto ad altre.

 

Proprio lo scorso 30 ottobre è stata presentata anche da ARCI Nazionale una lettera aperta al Governo e al Parlamento per l’annullamento del Memorandum da parte del Tavolo Asilo Nazionale. Le principali richieste sono:

Annullare immediatamente il memorandum del 2017 e i precedenti accordi con il Governo libico.

Immediata evacuazione dei centri di detenzione per migranti, garantendo loro la necessaria assistenza e protezione, sotto l’egida della comunità internazionale.

Istituzione di un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare a livello nazionale ed europeo, e di canali di ingresso sicuri e regolari.

I documentati crimini contro l’umanità portano ad escludere che vi siano le condizioni per rinnovare gli accordi con il Governo di Tripoli, ostaggio e complice di milizie, trafficanti di esseri umani e mafie locali. L’Italia non può continuare a sostenere la Guardia Costiera libica che non risponde alle richieste di aiuto abbandonando in mare persone ancora in vita ed esercitando violenze sui naufraghi.

La rotta nel Mediterraneo centrale è quella più pericolosa al mondo: secondo le stime di UNHCR, dall’inizio del 2019 ad oggi è morta nel tentativo di raggiungere l’Europa dalla Libia una persona ogni 11 persone sbarcate. 

Il Governo italiano non può rinnovare un accordo che preveda l’istituzione dei centri di detenzione libici. Luoghi dove uomini, donne e bambini vengono sottoposti a torture, stupri e violenze sistematiche da parte dei funzionari statali e delle milizie che li gestiscono.

 

Qui il testo integrale della lettera: 

https://drive.google.com/file/d/1_2q86vOo90woCzKOezqlif1AS1Sniw2P/view?usp=sharing

 

Come comitato territoriale provinciale, continueremo a garantire e supportare i nostri circoli nella realizzazione di momenti di approfondimento simili, ma soprattutto affinché nei nostri circoli e nelle nostre città nessuno si senta discriminato.